( a cura di Andrea Bracco) - Storie di bomber. Sì, da ritrovare. In Argentina ogni club affida il suo attacco a qualche animale d'area scafato, perchè - checchè la maggior parte degli amanti del calcio sia portata a pensare - la Primera Division è un campionato molto ostico da affrontare soprattutto quando i soldi da investire sono pochi (come nella maggior parte dei casi) e i tifosi mettono pressione. Ecco che allora ci vuole il nome per far vibrare il sentimento di ogni aficionado, magari un cavallo di ritorno che giura amore alla camiseta o che per riavvicinarsi a casa accetta una notevole riduzione di stipendio. Molti sono stati gli esempi, soprattutto negli ultimi anni dove la massima serie albiceleste ha avuto la possibilità di "acquistare" bomber del calibro di Davíd Trezeguet, che ha sposato la causa del River Plate quando la Banda giaceva in Primera B Nacional dopo un'infausta annata. Ma per un Trezeguet che anima la fantasia dei tifosi millonarios ci sono altri esempi di attaccanti che una volta rientrati non hanno reso come da aspettativa. E i fans mugugnano.
PROVACI ANCORA TECLA - Ernesto Farías da ragazzino giocava nelle polverose strade della periferia di Buenos Aires. La Capitál Federál è enorme, e il giovane cresce con il mito del Rey de Copás. L'Independiente attira le sue fantasie, tanto che - come raccontano alcuni amici - all'età di otto anni aveva già consumato una maglietta regalatagli da un fratello più grande. Ma la vita non va sempre come si sogna, e El Tecla trova fortuna con l'Estudiantes prima di diventare una pedina di mercato ambìta nonostante il suo fisico lo costringa spesso ai box. Lanus, Palermo, River Plate e Porto prima di volare in Brasile, al Cruzeiro, dove i "gringos" non sono ben visti. Nel gennaio 2012 l'Independiente lo chiama, e Farías ha subito un buon impatto sulla squadra, toccando l'apice nel "Bombonerazo", una serata nella quale il Rojo sbanca la tana del Boca Juniors con lui da protagonista. Ma i problemi muscolari ritornano, e soprattutto in questo semestre l'attaccante è diventato un problema, emblema di una squadra che molto probabilmente retorcederà a meno di miracoli. Zero reti, qualche spezzone, e il Tolo Gallego che non lo vede più di tanto. Che fine hai fatto, Tecla?
IMPATTO ZERO - Due reti nel Torneo Iniciál, tre presenze da panchinaro nel 2013. E' lo sconcertante score di Josè Sand dal suo arrivo in casa Racing, per sua sfortuna coinciso con l'esplosione di parecchi talenti che ne hanno precluso l'utilizzo. Il suo urlo dopo il gol del Clásico di Avellaneda nel semestre scorso è solo un lontano ricordo, e secondo quanto riportato da indiscrezioni sudamericane il ragazzo avrebbe già fatto sapere a Zubeldia di non voler rimanere nei dintorni del Cilindro. Eppure Sand arrivò tra le migliori premesse possibili in una squadra da rifondare e che aveva esigenza di un bomber esperto davanti, tutte caratteristiche che portarono a pensare a lui come un ottimo rinforzo. Per l'immediato futuro si parla di un ritorno al suo vecchio amore, il Lanus, squadra che lo lanciò all'attenzione di tutti e nella quale quale Sand segnò la bellezza di 50 gol in circa due stagioni. Ed Avellaneda sarà solo un lontano ricordo.
MARTINEZ DOVE SEI? - Quando il Boca a gennaio vinse la pirotecnica asta con River Plate e San Lorenzo per aggiudicarsi le prestazioni di Juan Manuel Martinez la critica si sprecò con i riconoscimenti verso la società xeneize. Riunire El Burríto con il suo storico compagno di reparto, Santiago Silva, sembrava poter essere la mossa decisiva per un 2013 da protagonista. Invece Santiago Silva ormai segna solo su rigore, e Martinez in campionato non vede la porta nemmeno contro squadre tecnicamente molto meno attrezzate del Boca. Ventisette anni compiuti, Martinez è la seconda punta che tutti vorrebbero: tecnica, doti fisiche importanti e una velocità che non permette all'avversario di avere punti di riferimento. In Europa impazzivano per lui, ma dopo l'esperienza brasiliana nel Corinthians la punta - che con il Velez ha vinto tutto - ha optato per il ritorno in Argentina. Dopo alcune prove incolori i tifosi hanno iniziato a storcere il naso, Carlos Bianchi è sulla graticola dopo alcuni risultati pesanti e Martinez sta cadendo nel dimenticatoio anche se, questo va detto, appena la squadra riprenderà a girare tutti - lui compreso - ne trarranno benefici.
MAXI... MA NON TROPPO - Di questi periodi capitare nella stessa squadra dell'attaccante migliore del campionato significa sfortuna pura. Se poi ne sei pure un collega di reparto, ecco che gli scenari che ti si aprono davanti non possono assumere contorni positivi. Già, perchè Ignacio Scocco è il pezzo forte del Newell's Old Boys gestione Martino, e Maximiliano Urruti da parecchio tempo si guarda le partite dalla panchina. Classe 1991, nella scorsa stagione ha avuto un impatto devastante nelle prime partite giocate dove spiccava in mezzo ad una qualità della Lepra ai limiti dell'indegno. Attaccante completo, Urruti ha doti tecniche importanti per la sua morfologia fisica, ma ha un grosso limite che al Tata Martino deve aver fatto riflettere. Corre e si sacrifica poco, che è poi anche il difetto che parecchi tifosi gli imputano, nonostante in area si dimostri letale. E nella Lepra di quest'anno corrono tutti, anche i leader come Maxi Rodriguez trascinatore di un gruppo del quale Urruti è diventato una semplice comparsa.
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