giovedì 21 marzo 2013

I am Iron Frank: un mito di nome Frank Lampard

Frank Lampard


(articolo a cura di Emilio Scibona)

In questo spazio cerco di raccontare per quel che posso la storia, i momenti, i motivi per cui certi giocatori sono diventati e son rimasti a lungo quello che sono adesso cioè campioni. L'ho fatto con Giggs, l'ho fatto con Totti, questa settimana lo faccio con il mio centrocampista preferito. Da un lato me lo aspettavo, perché se hai segnato 200 gol con la stessa maglia pur non essendo attaccante vuol dire che qualcosa ha fatto. Dall'altro lato però ho provato lo stesso un certo stupore misto ad entusiasmo. Volete degli indizi? Figlio d'arte, suo padre è stato una bandiera del West Ham, suo cugino è stato un buon centrocampista in Premier e si chiama Jamie Redknapp, figlio del più illustre Harry, allenatore di lungo corso in Premier League, attualmente seduto sulla panchina del derelitto QPR. E' uno dei centrocampisti più vincenti della storia del calcio inglese moderno, veste sia in nazionale che col club la maglia numero 8. Il suo nome? Frank Lampard.




Frank Lampard nasce il 20 giugno del 1978 a Romford, sobborgo di Londra. E' figlio come già detto di Frank Lampard Sr, bandiera del West Ham che in due occasioni ha anche giocato per la nazionale inglese. Ed è proprio al West Ham che incomincia la sua carriera da professionista. In realtà il suo debutto da "Pro" fu nello Swansea City, che ovviamente non dovete immaginarlo com'è oggi, ovvero una favola che va avanti, ma come una squadretta un po' disastrata che si barcamenava nella periferia del calcio inglese. Alla fine del periodo gallese, Lampard tornò al West Ham, allenato dallo zio Harry Redknapp nell'epoca in cui crescevano talenti come Joe Cole, Rio Ferdinand, più tardi Jermain Defoe e Michael Carrick e in cui Paolo Di Canio si insediava ad Upton Park divenendo idolo degli Hammers. Il giovane Lampard promette bene, ha personalità, vede discretamente bene la porta e tiene la posizione. Nel giro di due anni diventa titolare fisso, qualche maligno avrà pensato per lo zio, ma in quel West Ham, che in quel periodo è riuscito a far bene pur non riuscendo almeno secondo me ad esprimere tutto ciò di buono che aveva da dare, Lampard dimostra di saperci stare. All'inizio della stagione 2001/2002 il giovane Frank Lampard decide di lasciare Upton Park in seguito all'esonero di Harry Redknapp, e gli Hammers decidono di cedere il giocatore al Chelsea per 11 milioni di sterline. E' l'inizio di una grande storia.


A volerlo a Stamford Bridge fu Claudio Ranieri, che vide in Lampard il potenziale giusto per diventare un campione. Ranieri nella sua carriera non sarà stato un vincente per definizione, ma di calcio ne capisce e ci avrà preso anche stavolta. Le sue due prime stagioni sono più che buone, Lampard mantiene gli standard buoni che aveva al West Ham. Ma il giocatore adesso è al Chelsea, serve qualcosa di più. A portare quel qualcosa di più all'inizio ci pensa Roman Abramovich, il miliardario russo che comprò il Chelsea e che per il Chelsea ha speso sin da subito tanti soldi per portare tanti buoni giocatori. Nel primo anno, in cui al Chelsea arrivarono solo nel ruolo di centrocampista centrale Veròn, Makelelè e Scott Parker a gennaio, il punto fermo restò lui. Il 2003/2004 fu l'anno dell'esplosione di Lampard, che si consacrò come uno dei centrocampisti centrali di rendimento migliori d'Europa. La stagione per il Chelsea fu un'ottima stagione se si considera il rendimento che i Blues avevano avuto negli ultimi anni. Ma un secondo posto in campionato e una semifinale di Champions League sono troppo poco se alla presidenza c'è Abramovich, che per la campagna acquisti del Chelsea spese solo per il primo anno 120 milioni di pound. Non importa se il Chelsea è arrivato secondo nell'anno dell'Arsenal degli invincibili e che in semifinale è uscito contro il Monaco nell'anno delle outisders in cui sarà il Porto a trionfare. Abramovich vuole cambiare e a saltare è proprio Claudio Ranieri. Al posto di Ranieri arriva proprio l'allenatore che ha portato il Porto dove nessuno si aspettava, ovvero Josè Mourinho. All'arrivo di Mourinho si accompagnerà un'altra campagna acquisti faraonica che porterà al Chelsea altri grandi giocatori, tra cui quel Didier Drogba che assieme a Lampard costituirà per otto stagioni l'asse offensiva portante dei blues. Lampard continua ad essere ciò che è stato in precedenza per Ranieri, ovvero il riferimento sulla mediana. Nel 4-3-3 di Mourinho Lampard è impiegato come mezz'ala sinistra e questa posizione esalta ulteriormente le sue caratteristiche. Centrocampista completo, dotato di un buon tocco di palla, buone capacità di playmaking, un senso del gol superiore rispetto a molti centrocampisti e anche di alcuni attaccanti, ottima tempistica negli inserimenti, e un tiro mortifero dalla breve, media e lunga distanza, capacità che lo ha reso inoltre affidabilissimo nei calci piazzati e nei rigori. Inoltre Lampard ha dimostrato un' eccellente tenuta atletica. A testimonianza di ciò l'impressionante striscia di partite consecutive giocate in Premier League, 164, iniziata nell'ottobre 2001 in una sfida contro il Leicester City e interrotta dalla defezione dell'ultima ora contro il Manchester City il 28 dicembre del 2005. Da quella striscia, per me,e credo per tanti altri divenne Iron Frank. In quel 2004/2005 il titolo di Campione d'Inghilterra tornò a Stamford Bridge dopo 50 anni e al Campionato si aggiunse la Coppa di Lega. Per il Chelsea fu l'inizio di una serie di successi in campo nazionale. Successi che videro Frank Lampard come protagonista indiscusso, a tal punto da arrivare secondo nel Pallone d'Oro e nel FIFA World Player del 2005. Anche dopo la fine dell'era Mourinho, conclusasi con un mesto pareggio contro il Rosenborg in Champions League nella stagione 2007/2008. Nonostante l'avanzare degli anni e l'avvicendarsi di molti allenatori Lampard è rimasto sempre un punto fermo. Lo è stato nei brevi interregni di Grant, Scolari e Hiddink, lo è stato con Ancelotti, con cui nell'anno di grazia 2009/2010 è riuscito a centrare il Double Premier-FA Cup da protagonista, segnando 22 gol e risultando il top assist-man del campionato ed è tornato ad esserlo con Di Matteo nelle ultime gloriose pagine scritte con lui alla guida. Scrivo è tornato solo perché con un'allenatore non è riuscito a trovare la giusta intesa, ovvero Andrè Villas-Boas, attuale allenatore del Tottenham Hotspur, con cui Lampard era finito un po' ai margini. A fare "La brutta fine" è stato proprio Villas Boas e il perché lo ricordiamo tutti. Prima di arrivare al glorioso Maggio 2012 occorre parlare della storia Europea dei Blues e di Lampard, che ovviamente vanno di pari passo. Una storia fatta di delusioni cocenti e di beffe al limite dell'inverosimile. A cominciare dai due capitomboli col Liverpool nelle semifinali del 2004/2005 e del 2006/2007, passando per il one-man-show di Ovrebo in Chelsea-Barcellona nel 2008/2009, che ha privato i blues di una finale che a quel punto era più che meritata. Arrivando alla finale di Mosca del 2007/2008. In quella stagione che iniziò con l'esonero di Mourinho e continuata sotto la guida del "traghettatore" Avram Grant, Lampard aveva giocato la sua migliore stagione europea, decantando calcio, e portando i Blues alla finale di Mosca dopo aver sconfitto il Liverpool, qualche giorno dopo la scomparsa della madre, che da quel momento verrà ricordata in ogni suo gol con le dita e gli occhi indirizzati verso il cielo. A Mosca ad attendere il Chelsea c'era il Manchester United, in un'inedita finale tutta inglese. Lampard giocò una grandissima partita, pareggiò il gol segnato da Cristiano Ronaldo e segnò uno dei tiri di rigore. Ma alla fine non fu sufficiente, perché prima un ruzzolone di Terry e poi un rigoraccio di Anelka consegnarono la Coppa ai Red Devils e per il Chelsea quella fu la mazzata europea più grande. Ma il calcio è strano, non sempre hai una seconda chance per rifarti, ma se quella arriva tende tutto a girare per il verso giusto. L'arrivo di Di Matteo, che riconsegna a Lampard e al Chelsea la fiducia persa con Villas-Boas, la rimontona contro il Napoli, la vittoria in FA Cup, l'impresa contro il Barcellona e l'approdo alla finale di Monaco di Baviera. Sfida contro i padroni di casa del Bayern Monaco. Inutile dire chi sono i favoriti e chi no. Il Bayern trova il colpo del K.O. con Muller, ma il Chelsea si rialza e poco dopo pareggia con Drogba. Ai supplementari Robben fallisce il rigore, calciandolo malissimo. E' il segno che tutto gira a tuo favore. La vittoria alla fine arriva ai tiri di rigore, gli stessi che al Chelsea e a Lampard avevano strozzato l'urlo in gola. Lampard segna il suo tiro, il terzo, come quattro anni prima, Olic e Schweinsteiger sbagliano, Drogba no. L'Allianz Arena si tinge di Blues e per Lampard arriva l'atteso alloro europeo. Sarà lui ad alzare assieme a John Terry la coppa, in un atmosfera surreale fatta di un silenzio scandito da tanta emozione e da molto impaccio nella cerimonia finale. Il coronamento di una carriera che tra successi e delusioni lo ha visto tra i protagonisti indiscussi del calcio inglese e del calcio Europeo.

Inutile dire che un giocatore così sia divenuto un punto fermo della nazionale dei "Three Lions", ma le fortune sono state poche per non dire nulle. Debuttò in nazionale il 10 ottobre del 1999 in amichevole contro il Belgio, quando era ancora un punto fermo dell'Under 21. Non fu preso in considerazione per Euro 2000 e per i Mondiali nippocoreani del 2002,da quel momento in poi Lampard divenne punto fermo della sua nazionale "vincendo" se così si può dire la contesa sulla maglia numero 8, visto che l'altro grande numero 8 inglese, Steven Gerrard vestirà usualmente la 4 in nazionale. Lampard debuttò in una grande competizione ad Euro 2004. Giocò un Europeo strepitoso andando oltre le aspettative comunque alte su di lui. Segnò tre gol contro Francia e Croazia nella fase a gironi e contro il Portogallo padrone di casa ai quarti, nella mitica partita finita ai rigori in cui a Lampard non bastò nemmeno trasformare il suo rigore, perché quella fu la partita in cui Ricardo salì in cattedra parando prima un rigore a mani nude e poi realizzando quello decisivo. Due anni dopo la possibilità di rifarsi ai Mondiali 2006 disputati in Germania, i primi di Lampard. Stavolta Lampard gioca meno bene, si mette meno in mostra, l'Inghilterra come al solito non accompagna al grande talento di cui dispone un gioco adeguato e arriva un'altra eliminazione, sempre per mano dell'indigesto Portogallo e dello spauracchio Ricardo che neutralizza tre rigori tra cui il suo e porta il Portogallo in semifinale. Ancora peggio va nel 2008 quando l'Inghilterra del nuovo corso di McClaren riesce nell'impresa di non qualificarsi agli Europei dopo aver perso in casa contro la Croazia già qualificata e facendo una pessima figura. Nell'era Capello Lampard, assieme a Gerrard resta un punto fermo della nazionale. L'Inghilterra sembra avere finalmente oltre alla squadra un buon gioco, ma ai mondiali arriva l'ennesima delusione. La Germania "vendica" un'altra volta la finale del 1966 strapazzando l'Inghilterra per 4-1. Per Lampard oltre il danno, la beffa. Infatti si vede annullato un gol regolarissimo dalla terna arbitrale con il pallone che aveva varcato la linea di porta. Sarebbe stato il gol del pareggio, ma come un gol fantasma aveva tanto dato alla nazionale inglese(quello di Hurst nella finale del 1966 per altro non valido), un gol fantasma toglie. Agli Europei dello scorso anno era stato convocato da Hodgson, ma non ha partecipato per infortunio e adesso Frank proverà a prendere l'aereo per Brasile 2014, probabilmente l'ultima opportunità iridata che avrà in carriera. Per Hodgson è ancora un punto fermo della nazionale per cui ha giocato 94 volte e ha segnato 27 gol e con cui tenterà, o almeno si spera, un difficile assalto a una Coppa del Mondo che manca all'Inghilterra da 47 anni.

E oggi? Per il Chelsea questa stagione è stata difficile. Non son bastati i milioni spesi per Hazard, Marin, Oscar e poi Ba per ottenere dei risultati di rilievo. I tonfi in Supercoppa Europea, Community Shield e Coppa del Mondo per Club sono stati accompagnati da un rendimento mediocre in campionato, l'esonero di Di Matteo per Rafa Benitez, la prima eliminazione in una fase a gironi di Champions League per la squadra detentrice, e un gioco che non risponde alla grande dose di talento di cui dispone il club londinese. Lampard, messo di nuovo in discussione era dato come sicuro partente, conteso dal Monaco del suo mentore Ranieri, dai Los Angeles Galaxy, persino dall'Inter e dalla Lazio. Ma lui alla fine è rimasto, per continuare a scrivere la sua storia all'interno del Chelsea. Una storia che dura da 588 partite, giocatore in attività con più presenze nel Chelsea e 200 gol, a due reti di distanza da Bobby Tambling, miglior realizzatore nella storia dei Blues. Eight is the number....Iron Frank!

TRIBUTO A FRANK LAMPARD

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