Giorgios Katidis
(articolo a cura di Emilio Scibona)16 marzo 2013, in scena allo stadio Olimpico di Atene AEK-Veria, match valido per la Superleague Greca, la nostra Serie A. L'AEK è una delle squadre più importanti della Grecia ma quest'anno le cose non sono andate come al solito, anche perché l'AEK è in profonda crisi economica. Il match contro il disastrato Veria diventa dunque decisivo per allontanare lo spauracchio della retrocessione. All'84esimo minuto sul punteggio di 1-1 Giorgos Katidis devia in porta un tiro di un suo compagno di squadra segnando il gol del 2-1. Katidis è uno dei giovani più in vista del calcio greco, ha già militato nelle nazionali Under 17 e Under 19 di cui è stato capitano ed è stato da poco inserito nel giro dell'Under 21 ellenica. Per averlo dall'Aris Salonicco l'AEK ha sborsato 200mila euro, cifra che visti i soldi che girano oggi nel calcio moderno sembra ridicola, ma non lo è, considerando la crisi in cui versa l'AEK e le cifre spese per gli altri acquisti. Il gol che segna è pesantissimo, potrebbe pure valere una stagione. E Katidis lo celebra con grande foga, si leva la maglietta va sotto la curva e mentre i suoi compagni lo vanno a festeggiare Katidis protende il braccio destro verso la curva in delirio. Il gesto sembra, e con ogni probabilita è il saluto nazista, ovvero la gestualità con cui i gerarchi nazisti e in generale le persone omaggiavano Adolf Hitler, il Fuhrer, leader del Terzo Reich Tedesco ai tempi della Germania nazista. Il gesto ha subito una eco molto forte, ancor più del risultato, e la federazione greca decide di sospendere a vita Katidis dalle selezioni nazionali greche. Inoltre ieri l'AEK lo ha messo fuori rosa per tutta la stagione, "rinviandolo a giudizio" per giugno. A Katidis non è bastata nessuna giustificazione, il ragazzo ha affermato di non conoscere il significato del gesto e di non avere ne sentire alcuna appartenenza nazista. E' la verità? Questo non lo saprei dire e non penso lo sappiamo dire in molti. L'errore commesso non è tanto quel gesto che questo ragazzo sta pagando a caro prezzo, ma non il non conoscere la storia del suo paese e il motivo per cui quel braccio alzato ha destato scalpore e indignazione. La storia della Grecia non è fatta solo di una millenaria tradizione, di grandi filosofi e letterati, di bellezze incommensurabili e di Giochi Olimpici, ma è fatta anche di ferite. Alcune di queste grondano fortemente sangue, come la crisi economica che ha messo in ginocchio e alla fame il paese e che fa passare in secondo piano tutto il resto. Un'altra ferita mai del tutto rimarginatasi è quella dell'invasione nazi-fascista. Seconda guerra mondiale. Son passati due mesi e mezzo dal 10 Giugno 1940, quando Benito Mussolini, duce e dittatore dell'Italia, annuncia l'ingresso in guerra del Regno dalla balconata di Piazza Venezia con l'intenzione, anzi con la certezza di "Spezzare le reni alla Grecia" come citò un famoso slogan pronunciato qualche mese dopo. Ma le truppe italiane non riuscirono nell'intento e furono imbrigliate dall'esercito greco. Nell'Aprile del 1941 intervenne allora la Wehrmacht, ovvero l'esercito tedesco, che con il classico Bltizkrieg(guerra lampo) sbaragliò in poco tempo le tenaci ma non abbastanza forti difese greche. La Grecia divenne possedimento italiano, mentre i tedeschi tennero per loro i posti più strategici, dal porto di Salonicco fino ad Atene ed instaurarono un governo collaborazionista. La Grecia per quella guerra pianse più di 13mila morti, ebbe 42 mila feriti, e 10mila prigionieri, perdendo inoltre per un periodo la propria sovranità nazionale. Non una roba da niente. In un periodo storico che vede la Grecia allo stremo delle forze quasi come all'epoca del conflitto e in cui nel paese "Alba dorata" il partito ultra-nazionalista con simboli e ideali che ricordano, nemmeno troppo vagamente il NSDAP tedesco, ottiene dei seggi in parlamento, informarsi non era poi così difficile. Credo che le questioni politiche non debbano entrare in un campo di calcio, la politica con il calcio non c'entra nulla, il calcio è tutt'altra cosa. Credo che invece la storia debba entrare nei campi di calcio, perché il calcio della storia in un qualche modo fa parte oggi e sicuramente farà parte un domani. Penso che a 20 anni si è abbastanza giovani e si ha il diritto, nei limiti del lecito, di poter sbagliare, ma si ha anche il dovere di capire dov'è l'errore e di rimediare a questo. Io son del parere che a questo ragazzo vada data una seconda chance, non credo che sia giusto che per un gesto, per quanto pesante, gli sia tolta la possibilità di rappresentare qualora lo meritasse il suo paese. Lo si aiuta di più facendogli capire dove sta l'errore piuttosto che punendolo come si fa con i bambini capricciosi, con la differenza che la punizione dura per sempre. Credo, o almeno mi auguro, che una volta capito il motivo per cui quel braccio alzato fa ancora male, non lo terrà più in quel modo nemmeno se glielo steccano.
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