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giovedì 9 maggio 2013
LA STORIA E IL CALCIO - Thank you for the memories Sir Alex!
(articolo a cura di Emilio Scibona)
Si ritira, stavolta sul serio, dopo anni di affermazioni, smentite e ripensamenti, Alexander Chapman Ferguson dice addio alla panchina del Manchester United dopo 27 anni. La sua avventura sulla panchina dei Red Devils iniziò nel 1986, in un calcio molto diverso da quello che abbiamo vissuto e che viviamo oggi. Arrivava dall'Aberdeen, il più illustre club scozzese dopo le due squadre di Glasgow, con un intermezzo alla guida della nazionale scozzese ai Mondiali messicani, dove a dirla tutta non andò benissimo. Ferguson arrivava in Inghilterra con un curriculum di tutto rispetto: 4 coppe di Scozia, tre campionati scozzesi, una coppa di lega, una Coppa delle Coppe ed una supercoppa Europea.
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sabato 23 marzo 2013
IL CASO: Katidis e quel braccio alzato di troppo
Giorgios Katidis
(articolo a cura di Emilio Scibona)16 marzo 2013, in scena allo stadio Olimpico di Atene AEK-Veria, match valido per la Superleague Greca, la nostra Serie A. L'AEK è una delle squadre più importanti della Grecia ma quest'anno le cose non sono andate come al solito, anche perché l'AEK è in profonda crisi economica. Il match contro il disastrato Veria diventa dunque decisivo per allontanare lo spauracchio della retrocessione. All'84esimo minuto sul punteggio di 1-1 Giorgos Katidis devia in porta un tiro di un suo compagno di squadra segnando il gol del 2-1. Katidis è uno dei giovani più in vista del calcio greco, ha già militato nelle nazionali Under 17 e Under 19 di cui è stato capitano ed è stato da poco inserito nel giro dell'Under 21 ellenica. Per averlo dall'Aris Salonicco l'AEK ha sborsato 200mila euro, cifra che visti i soldi che girano oggi nel calcio moderno sembra ridicola, ma non lo è, considerando la crisi in cui versa l'AEK e le cifre spese per gli altri acquisti. Il gol che segna è pesantissimo, potrebbe pure valere una stagione. E Katidis lo celebra con grande foga, si leva la maglietta va sotto la curva e mentre i suoi compagni lo vanno a festeggiare Katidis protende il braccio destro verso la curva in delirio. Il gesto sembra, e con ogni probabilita è il saluto nazista, ovvero la gestualità con cui i gerarchi nazisti e in generale le persone omaggiavano Adolf Hitler, il Fuhrer, leader del Terzo Reich Tedesco ai tempi della Germania nazista. Il gesto ha subito una eco molto forte, ancor più del risultato, e la federazione greca decide di sospendere a vita Katidis dalle selezioni nazionali greche. Inoltre ieri l'AEK lo ha messo fuori rosa per tutta la stagione, "rinviandolo a giudizio" per giugno. A Katidis non è bastata nessuna giustificazione, il ragazzo ha affermato di non conoscere il significato del gesto e di non avere ne sentire alcuna appartenenza nazista. E' la verità? Questo non lo saprei dire e non penso lo sappiamo dire in molti. L'errore commesso non è tanto quel gesto che questo ragazzo sta pagando a caro prezzo, ma non il non conoscere la storia del suo paese e il motivo per cui quel braccio alzato ha destato scalpore e indignazione. La storia della Grecia non è fatta solo di una millenaria tradizione, di grandi filosofi e letterati, di bellezze incommensurabili e di Giochi Olimpici, ma è fatta anche di ferite. Alcune di queste grondano fortemente sangue, come la crisi economica che ha messo in ginocchio e alla fame il paese e che fa passare in secondo piano tutto il resto. Un'altra ferita mai del tutto rimarginatasi è quella dell'invasione nazi-fascista. Seconda guerra mondiale. Son passati due mesi e mezzo dal 10 Giugno 1940, quando Benito Mussolini, duce e dittatore dell'Italia, annuncia l'ingresso in guerra del Regno dalla balconata di Piazza Venezia con l'intenzione, anzi con la certezza di "Spezzare le reni alla Grecia" come citò un famoso slogan pronunciato qualche mese dopo. Ma le truppe italiane non riuscirono nell'intento e furono imbrigliate dall'esercito greco. Nell'Aprile del 1941 intervenne allora la Wehrmacht, ovvero l'esercito tedesco, che con il classico Bltizkrieg(guerra lampo) sbaragliò in poco tempo le tenaci ma non abbastanza forti difese greche. La Grecia divenne possedimento italiano, mentre i tedeschi tennero per loro i posti più strategici, dal porto di Salonicco fino ad Atene ed instaurarono un governo collaborazionista. La Grecia per quella guerra pianse più di 13mila morti, ebbe 42 mila feriti, e 10mila prigionieri, perdendo inoltre per un periodo la propria sovranità nazionale. Non una roba da niente. In un periodo storico che vede la Grecia allo stremo delle forze quasi come all'epoca del conflitto e in cui nel paese "Alba dorata" il partito ultra-nazionalista con simboli e ideali che ricordano, nemmeno troppo vagamente il NSDAP tedesco, ottiene dei seggi in parlamento, informarsi non era poi così difficile. Credo che le questioni politiche non debbano entrare in un campo di calcio, la politica con il calcio non c'entra nulla, il calcio è tutt'altra cosa. Credo che invece la storia debba entrare nei campi di calcio, perché il calcio della storia in un qualche modo fa parte oggi e sicuramente farà parte un domani. Penso che a 20 anni si è abbastanza giovani e si ha il diritto, nei limiti del lecito, di poter sbagliare, ma si ha anche il dovere di capire dov'è l'errore e di rimediare a questo. Io son del parere che a questo ragazzo vada data una seconda chance, non credo che sia giusto che per un gesto, per quanto pesante, gli sia tolta la possibilità di rappresentare qualora lo meritasse il suo paese. Lo si aiuta di più facendogli capire dove sta l'errore piuttosto che punendolo come si fa con i bambini capricciosi, con la differenza che la punizione dura per sempre. Credo, o almeno mi auguro, che una volta capito il motivo per cui quel braccio alzato fa ancora male, non lo terrà più in quel modo nemmeno se glielo steccano.
giovedì 21 marzo 2013
I am Iron Frank: un mito di nome Frank Lampard
Frank Lampard
(articolo a cura di Emilio Scibona)
In questo spazio cerco di raccontare per quel che posso la storia, i momenti, i motivi per cui certi giocatori sono diventati e son rimasti a lungo quello che sono adesso cioè campioni. L'ho fatto con Giggs, l'ho fatto con Totti, questa settimana lo faccio con il mio centrocampista preferito. Da un lato me lo aspettavo, perché se hai segnato 200 gol con la stessa maglia pur non essendo attaccante vuol dire che qualcosa ha fatto. Dall'altro lato però ho provato lo stesso un certo stupore misto ad entusiasmo. Volete degli indizi? Figlio d'arte, suo padre è stato una bandiera del West Ham, suo cugino è stato un buon centrocampista in Premier e si chiama Jamie Redknapp, figlio del più illustre Harry, allenatore di lungo corso in Premier League, attualmente seduto sulla panchina del derelitto QPR. E' uno dei centrocampisti più vincenti della storia del calcio inglese moderno, veste sia in nazionale che col club la maglia numero 8. Il suo nome? Frank Lampard.
venerdì 15 marzo 2013
AMARCORD:Robert Pires, il mio primo grande idolo

Correva l’anno 1996, quello degli europei in Inghilterra, dove vinse con un golden gol la Germania con Oliver Biehroff. Era l’anno anche della Juventus che vinse a Roma la Champion’s League, contro l’Ajax ai rigori, nella mia città: Roma, bianconeri che poi vinsero la coppa intercontinentale contro il River Plate, con Del Piero grande protagonista. E’ stato pure l’anno delle olimpiadi di Atlanta, dove era stato cancellato lo storico record dei 200 mt di Mennea, da Michael Johnson. A me personalmente è stato l’anno che mi ha fatto innamorare di un calciatore, il primo di una lunga serie, ma come si dice “il primo amore non si scorda mai”, quello per il giocatore francese Robert Pires.
Francesco Totti: l'VIII Re di Roma
Francesco Totti, capitano della Roma.
Romolo, Numa Pompilo, Tulio Ostilio, Anco Marzio, Tarquinio Prisco, Servio Tullio, Tarquinio il Superbo. Come tutti sanno, o almeno credo, questi sono i nomi messi in ordine cronologico dei sette re di Roma. A questa lista, figlia un po' della storia e un po' della leggenda, si può aggiungere tranquillamente un altro nome, ovvero quello di Francesco Totti. L'ottavo re di Roma, per altro uno dei suoi soprannomi, anche se quello più noto è ovviamente "Er Pupone", un nickname che lo accompagna dagli albori della sua carriera. Carriera iniziata il 28 marzo del 1993 a 16 anni, quando Vujadin Boskov lo lanciò negli ultimi minuti della partita Brescia-Roma 0-2. Son passati quasi 20 anni e quel ragazzino nato il 27 settembre del 1976 è ancora in campo, da titolare e da capitano della Roma. E da capitano della Roma macina record su record. Oggi è il giocatore in attività con più reti segnate in Serie A, e il 3 marzo del 2013 ha raggiunto quota 225 reti, collocandosi al secondo posto della classifica marcatori all-time della Serie A. E la storia continua......
giovedì 7 marzo 2013
LA STORIA E IL CALCIO Ryan Giggs: una storia che dura da mille partite
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