lunedì 13 maggio 2013

EDITORIALE: Palermo, tutto va come (non) deve andare

(Articolo a cura di Emilio Scibona) 

Domenica è arrivato un verdetto che considerando l'andazzo della stagione era atteso ma ha fatto comunque il suo effetto. Il Palermo retrocede in Serie B dopo nove anni, nove anni in cui la squadra rosa-nero si è ritagliata uno spazio importante a livello di risultati e visibilità e dove ha rappresentato se non un modello, quantomeno un esempio positivo dal punto di vista della gestione societaria e sportiva.
Tanti sono stati negli anni i piazzamenti e i risultati di rilievo nonché il numero di grandi giocatori che da Palermo son transitati e che sono stati lanciati, come nel caso di Cavani, Pastore, Barzagli e Amauri, o si son rilanciati come Toni e Miccoli tanto per citare quelli più illustri. Tutto incominciò ormai undici anni fa quando Maurizio Zamparini decise di lasciare il Venezia per acquistare il Palermo da Francesco Sensi, che per diversi motivi non era più in grado di garantire alla compagine rosanero un andazzo dignitoso. Portò con se il blocco del Venezia e fece  diversi acquisti di tanti buoni giocatori di categoria, e anche di più. Il primo anno la promozione sfumò all'ultima giornata contro il Lecce, in un anno dove, tanto per non smentirsi, Zamparini ingaggiò tre allenatori, Glerean, Arrigoni e Sonetti. La promozione sarebbe arrivata l'anno dopo, quando Zamparini allestì tra l'estate e gennaio una squadra per la Serie B che poteva, almeno secondo me, competere per le posizioni di metà classifica in Serie A. Alla guida di quel Palermo c'era Francesco Guidolin e ad alla testa dell'attacco Luca Toni. La promozione rappresentò l'inizio di un cammino che ha portato la squadra rosanero ad essere una squadra di vertice della Serie A, e a giocare per ben cinque volte l'Europa League. Non male per una squadra che fino al 2001 giocava nella vecchia Serie C1. Tutto ciò è stato possibile grazie ad una gestione societaria eccellente con Zamparini che ha speso, ma ha saputo farlo bene grazie all'aiuto di due bravissimi dirigenti come Rino Foschi prima e Walter Sabatini poi. Il Palermo ha dato alla nazionale campione del mondo 4 giocatori ovvero Barzagli, Barone, Grosso e Zaccardo, senza contare il fatto di aver rilanciato Toni che nell'anno del mondiale giocava alla Fiorentina, ha lanciato come già detto la carriera di buoni giocatori ed ha portato in Italia stranieri di talento se non addirittura veri campioni. Ma non sempre è stato tutto idilliaco e positivo. A cominciare dalla questione allenatori. A Palermo il primo a pagare le colpe è sempre stato l'allenatore. Durante l'era Zamparini l'unico allenatore a durare per un'intera stagione è stato Guidolin all'epoca del suo primo dicastero. Per il resto ogni stagione si è conclusa almeno con un esonero. Sintomatico del fatto che essere allenatore a Palermo non è facile. Nonostante questo comunque i risultati sono arrivati. Poi nell'estate del 2011 qualcosa si è rotto. Due anni difficili, quelli che hanno preceduto la retrocessione. La squadra che tanto bene aveva fatto viene gradualmente smantellata, i giocatori che arrivano non sembrano essere del tutto adeguati. In due stagioni vengono cambiati ben sei allenatori e 3 direttori sportivi. I risultati sono davvero scarsi e l'epilogo amaro è quello sotto i nostri occhi. Ritorno in Serie B. Le colpe? Beh è chiaro che quando arriva un verdetto di questo tipo ognuno ha le sue. Il principale colpevole è sicuramente Zamparini. Lui, che per Palermo ha fatto tanto e che a modo suo ha dimostrato di amare la città e la sua squadra, ha distrutto in due stagioni un grande lavoro fatto negli anni. Quest'anno a nuocere la sua presunzione, soprattutto durante il mercato estivo. La convinzione che giocatori come Morganella, Garcia, Ujkani e Von Bergen, retrocessi in malo modo con le loro squadre la stagione scorsa, Arevalo Rios, Dybala, giovane, promettente ma inesperto, potessero essere sufficienti per costruire una squadra decente è stata pagata a caro prezzo assieme alla speranza che Miccoli, il fragile e indisponente Hernandez e lo scostante Ilicic potessero fare miracoli. A Gennaio è stata fatta una campagna acquisti abbondante rispetto all'estate, ma senza un criterio tecnico logico. Il continuo avvicendarsi di allenatori e dirigenti da Gasperini a Lo Monaco, passando per Malesani, fino al ritorno dei vituperati Perinetti e Sannino di fatto ha dato solo la speranza. La cosa che fa più male, soprattutto ai tifosi, è la consapevolezza che con un minimo di razionalità in più nelle scelte di mercato in questa Serie A ridimensionata nel livello globale e nello spettacolo ci si poteva tranquillamente salvare, soprattutto se si pensa a cosa è stato capace di fare il Palermo quando la Serie A era una delle top-league. Il Palermo torna dunque in purgatorio e dice addio, per ora, al grande calcio. Le basi per tornare grandi però ci sono. Si può monetizzare dalle cessioni di chi la B non la vuole fare, come Ilicic, costruire una squadra per tornare in A e ricominciare a fare ciò che si era sempre fatto negli anni passati, con oculatezza, senza la smania di dover trovare per forza il potenziale campione da far crescere e su cui monetizzare e sapere quando è il momento giusto in cui puntare su un giocatore. Dirlo è più facile, ma credo si possa fare.

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