(Articolo a cura di Emilio Scibona)
Oh-Oh-Oh-Oh gongolava Tafazzi, il personaggio reso noto da Giacomo del trio Aldo, Giovanni e Giacomo nella mitica trasmissione "Mai dire gol" quando si prendeva a bottigliate sui maroni. Non gongola invece l'Inter pur avendo fatto la stessa cosa. A 14 anni di distanza dall'ultima volta non raggiunge nemmeno l'Europa League, rimanendo fuori dall'Europa. E pensare che doveva essere la stagione del riscatto dopo il deludente sesto posto della stagione scorsa.
In estate si pensa a come allestire una squadra competitiva in maniera intelligente, abbassando il tetto ingaggi. Viene confermato il giovane allenatore Stramaccioni. Si decide di finire lo smantellamento della squadra che ha vinto tutto nel 2010. Vanno via Julio Cesar, Lucio e Maicon, di quella squadra restano solo Zanetti, Cambiasso e Milito. Vanno via anche l'oggetto misterioso Castaignos, i deludentissimi e dimenticabilissimi Zarate e Forlan, e Pazzini, che arrivato in pompa magna a gennaio del 2011 non è riuscito a lasciare il segno. Viene riscattato Guarin ma a sorpresa non viene riscattato Poli, una delle poche note positive. A Milano arrivano due dei migliori giocatori della Serie A ovvero Handanovic e Palacio per 21 milioni di euro totali, due centrocampisti di sostanza come Mudingayi e Gargano, Silvestre da Palermo, Cassano nell'ambito dell'operazione Pazzini che porta nelle casse dell'Inter 7 milioni e Alvaro Pereira, laterale sinistro dal Porto, pagato 10 milioni di euro. Nomi che si aggiungono all'ossatura della squadra composta dai vari Milito, Zanetti, Cambiasso, Ranocchia, Samuel, che costituiscono il nucleo forte, più il rientrante Coutinho, reduce da uno spezzone di stagione più che positivo nell'Espanyol. Caso a parte gli enigmatici Alvarez e Jonathan di cui bisognerà capire l'utilità in futuro. La stagione parte subito si passa da Spalato a Vaslui per l'Europa League, si soffre ma si va avanti. In campionato l'inizio è così e così viste le sconfitte contro Roma e Siena. Poi, nonostante l'infortunio di Sneijder, che nelle intenzioni di Stramaccioni doveva essere il fulcro della squadra, parte la striscia vincente con il modulo a 3 difensori, con la vittoria sulla Juventus a Torino, con lo Juventus Stadium violato per la prima volta come ciliegina sulla torta. E' stato l'inizio. L'inizio della fine. Il girone di andata si conclude in flessione ma pur sempre in alta classifica. L'Inter è una squadra forte, ma ha delle carenze, a cominciare dall'assenza di un vero e proprio vice Milito, visto che Livaja, il giovane eletto al ruolo, dimostra di essere troppo acerbo, per un ruolo che richiede responsabilità. Arriva Tommaso Rocchi, navigato bomber della Lazio. Rocchi però arriva in condizioni impresentabili, completamente fuori forma e fatica a inserirsi nella squadra che nel frattempo deve gestire la grana Sneijder e deve capire cosa deve fare con Coutinho. I due fantasisti alla fine vengono ceduti. All'Inter entrano 20 milioni di euro, il monte ingaggi si riduce, ma contestualmente si abbassa il livello della squadra. Urge correre ai ripari. L'obiettivo è Paulinho, il forte mediano del Corinthians campione di Sud America e nel mondo, già vicino ad Agosto. Ma comprare un giocatore in Brasile non è più facile ed economico come prima, quando con un pacco di noccioline rischiavi di fare il colpo della vita. Adesso servono tanti soldi e l'Inter non si sente di rischiare questa cifra. Piano B: arrivano il talentuoso 18enne Kovacic, pagato 10 milioni, il collaudato Kuzmanovic preso quasi a scadenza dallo Stoccarda ed Ezequiel Schelotto preso per 3,5 di euro più la metà di Livaja, l'unico, Rocchi a parte, in grado di poter giocare da punta centrale. L'Inter dal mercato risulta indebolita, Kovacic è forte ma ha solo 18 anni, mentre bisognerà capire cosa possano dare Schelotto e Kuzmanovic a questa Inter. La risposta arriva subito: niente. L'Inter continua a sprofondare in campionato e come se non bastasse incomincia la terrificante macumba che porterà una serie incredibile di infortuni, anche gravissimi come nel caso di Milito e Zanetti. Fuori dall'Europa League, con tantissima sfortuna a dirla tutta, alla prima sfida di un certo livello, fuori dalla semifinale di Coppa Italia e in caduta libera in campionato, all'Inter non resta che raccogliere i cocci di una stagione che di positivo ha pochissimo. Si salvano solo Handanovic, Palacio, Milito, Zanetti, e i giovani Juan Jesus e Kovacic(in realtà ci sarebbe stato anche Cassano, se non fosse che anche quest'anno non ha resistito alla tentazione di fare una "Cassanata"). Il resto è agghiacciante. Sarebbe troppo facile prendersela con uno Stramaccioni che dopo l'ìmpresa di Torino si è mostrato sempre più presuntuoso e confusionario dal punto di vista tattico. Ha le sue colpe ma ha pagato dazio alla grande sfortuna. Piuttosto bisognerebbe guardare ai piani più alti. Moratti e la dirigenza sono riusciti nell'impresa di rendere il mercato di riparazione un mercato di distruzione, vanificando quello(poco ma sempre meglio di niente) che di buono era stato fatto in estate. Sul groppone restano i 18 milioni di euro spesi per Pereira e soprattutto per il riscatto di Silvestre, che ha giocato poco e male, anzi malissimo. Una stagione così non fa altro che ridurre ulteriormente l'appeal dell'Inter, già abbassatosi ulteriormente negli ultimi anni. I mancati introiti causati dall'estromissione dalla Champions League fanno il resto. Altro aspetto da approfondire quello della preparazione atletica. In proporzione nemmeno un ospedale in un fronte di guerra era così pieno, è stata un'ecatombe e passi che gli infortuni traumatici son figli della sfiga, ma i troppi infortuni muscolari sono anche figli degli errori in sede di preparazione. L'anno prossimo l'Inter dovrà ripartire da quel poco che si è salvato citato sopra, vendere sperando di non perderci troppo quei giocatori che hanno dimostrato di non essere da Inter, forse nemmeno da Atalanta o da Lanciano(con rispetto parlando) e pianificare bene il futuro della squadra, con acquisti intelligenti sia in chiave immediata che in prospettiva. Qualche modifica va fatta anche nella dirigenza, le cui scelte hanno prodotto il risultato che abbiamo oggi sotto gli occhi. I primi acquisti confermati sono quelli di Laxalt, Campagnaro, Andreolli e Botta, che nonostante sia ancora del Tigre, si è rotto anche lui in maniera seria. Non male come base ma serve ancora di più. Si deve costruire prima di tutto una squadra che sia congrua alle idee dell'allenatore che sia esso Stramaccioni o qualcun'altro. Nel calcio i soldi contano abbastanza, ma fare una squadra competitiva spendendo il giusto è possibile se si lavora con programmazione ed accuratezza. Quella che l'Inter non ha più avuto dal 2010.
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