domenica 16 giugno 2013

EDITORIALE - Basta esterofilia! Crediamo nei nostri ragazzi.


(Editoriale a cura di Demetrio Marrara)

Borini, simbolo ed emblema dei ragazzi italiani. Il suo mettersi la mano tra i denti significa non mollare mai. Mette in evidenza un argomento che in molti si saranno anche stufati di ascoltare, di cui i dirigenti italiani negano l'esistenza. Fabio Borini è stato costretto ad andarsene dall'Italia perchè non credevano in lui. Persino il Chelsea lo ha scaricato non rinnovandogli il contratto. Ma lui, testardo, orgoglioso e tenace, non ha mollato la presa. Si è preso la rivincita con lo Swansea. E' tornato in Italia da protagonista con la Roma. Tutto faceva pensare ad un suo futuro tricolore ed invece è stato nuovamente scaricato. La Roma, su richiesta di Zeman, lo cedette al Liverpool per far cassa.


Tutto ciò mette sotto torchio e la lente di ingrandimento un problema che si continua a non prendere in considerazione. Perchè i dirigenti italiani non credono nei talenti nostrani? Cosa hanno in meno degli altri?

La partita di ieri tra Olanda ed Italia, ma in generale questo Europeo under21, ha messo i punti esclamativi sul valore e l'effettiva capacità dei nostri ragazzi.
Un torneo che ci sta vedendo protagonisti. Annientato l'Israele, messo sotto scacco l'Inghilterra e battuto l'Olanda.
Già proprio Olanda e Inghilterra, due nazioni in cui i giovani vengono lanciati senza paura e pur di accaparrarseli vengono spese vagonate di denaro. Poco importa se tra le fila di entrambe le nazionali i giocatori vantano presenze nella nazionale maggiore, centinaia di gettoni in competizioni nazionali ed internazionali, partite su partite.

Ieri, l'Olanda, era composta per 8/11 da giocatori che fanno già parte della nazionale maggiore, tra cui ben 6 titolari. Gente come Indi, Strootman, Maher, Wijnaldum, De Jong, John. Tutti ragazzi che hanno già potuto calcare i campi di Europa League, Champions League e Qualificazioni ai Mondiali.

Perchè ai nostri ragazzi non vengono concesse queste opportunità?
La difesa azzurrina è formata da giocatori di proprietà dell'Inter. I vari Bardi, Biraghi, Bianchetti, Donati e Caldirola sono tutti nerazzurri. Nessuno, però, ha avuto l'opportunità di mettersi in mostra o in gioco tra le fila dell'Inter. Perchè? Donati è retrocesso col Grosseto in Lega Pro, Caldirola gioca nel Brescia, Biraghi col Cittadella e Bianchetti ha ottenuto la Serie A col Verona insieme a Bardi col Livorno.
Se per Bardi la giustificazione ci può stare, dato che nel ruolo di portiere è chiuso da uno straordinario Handanovic. Non si capisce, invece, cosa abbia in più un Juan Jesus rispetto ad uno nostro Bianchetti o Caldirola. Donati è stato lasciato andare per poi ritrovarsi a schierare gente del calibro di Jonathan e Schelotto. Mentre piuttosto che dare una chance a Biraghi si preferisce lo straniero Mbaye, il giapponese Nagatomo e il sopravvalutato Pereira.
L'Inter non è l'unico caso, però, di questa mancanza di fiducia. E' solo quello più lampante, risultati alla mano. Verratti costava troppo sia per il Napoli, che per la Juventus che per il Milan. Lo hanno lasciato andar via superficialmente per poi ritrovarselo campione di Francia al primo anno da protagonista con il Psg e punto cardine della nazionale under21 finalista dell'Europeo di categoria.
La Vecchia Signora alla disperata ricerca del top player ma che può vantare la proprietà di due giovani molto promettenti come Immobile e Gabbiadini, destinati a peregrinare in eterno. Ma è anche il caso di Destro, fatto giocare col contagocce, e di Paloschi a cui il Milan preferisce andare in Francia per prelevare Niang. Luca Marrone che la Juventus vuole usare come pedina di scambio, al pari di Bertolacci.

Il nostro movimento non favorisce i giovani, che non giocano. I campionati primavera non godono della credibilità che potrebbe avere un campionato professionistico. Eppure tra Serie B e Lega Pro i talenti sono infiniti. L'acquisto del Milan di Saponara e l'interesse nei confronti di Regini, Berardi e Zaza ci potrebbe far ricredere. Ma non basta acquisire i cartellini, che tra l'altro hanno un costo decisamente inferiore allo straniero, bisogna farli giocare. Occorre dargli l'opportunità, una chance, di mettersi in gioco. Di sbagliare e di crescere. Il talento c'è, i giovani, come ha dimostrato questo torneo, hanno molto valore e nulla da invidiare agli altri. Crediamo nei nostri giovani!

Nessun commento:

Posta un commento