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Sharonov, protagonista in negativo del match |
Kurban Berdiyev ci aveva provato, esattamente come al Vicente Calderon nei sedicesimi di finale: squadra corta, arroccata in difesa, pronta a ripartire in contropiede sfruttando gli spazi concessi da avversari più dotati tecnicamente e favoriti sulla carta. Ma la differenza, rispetto alla partita con l'Atletico Madrid, è stata essenzialmente una, con un nome ed un cognome, una data ed un luogo di nascita, insomma una carta d'identità ben precisa. Sia chiaro, prendersela solo ed esclusivamente con Roman Sharonov, il capitano della formazione tartara, trentasei anni e tredici stagioni - seppur alcune a distanza di altre - con la maglia del club di Kazan è ingiusto, vista la prova mediocre offerta da tutta la squadra. Eppure le responsabilità del difensore sono evidenti nelle tre reti inglesi - svarione sul vantaggio di Torres, mancata chiusura in occasione del raddoppio di Moses (a proposito, gran goal dell'ex Wigan) e clamoroso vuoto difensivo in occasione del tris realizzato da Torres con una gran frustrata - oltre che innegabili, punto debole di un Rubin senza idee, confusionario, pericoloso solo con conclusioni dalla distanza (una di Natkho al 20' ben respinta da Cech e una di Ansaldi al 45' di poco a lato), tenuto a galla solo da un rigore, concesso per fallo di mano di Terry - trasformato con freddezza dallo specialista Natkho e da un miracolo di un comunque incerto Ryzhikov al 48', con il portierone russo bravo ad opporsi su un diagonale da posizione ravvicinata di Mata.